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Clinica Columbus per le Suore missionarie del Sacro Cuore della Beata Cabrini , Via Buonarroti 48

1940 Milano
Miscellanea;
Opere realizzate;

Committente
Suore missionarie del Sacro Cuore

Un edificio progettato prima della guerra, e costruito poi. Uno schema ideale di clinica Ponti l'aveva in mente, nato da conversazioni con Mario Donati, chirurgo famoso: l'architettura è un affare di lucidità mentale e capacità coordinativa, e i nostri maestri possono essere architetti e non architetti E un principio fondamentale per la clinica era, secondo Ponti, che né fuori né dentro avesse l'aspetto di clinica. Ma avesse l'aspetto di casa. Uscendo guarito dalla clinica, il paziente ringrazierà medici e infermieri, e un po' anche l'architetto, che ha pensato a lui come uomo.

Quando venne l'occasione, lo schema ideale, adattato al terreno, si realizzò: camere a sud, comunicazioni verticali e controlli di piano nel baricentro, reparto operatorio a nord, innestato al baricentro; e si realizzò anche il principio dell'aspetto non clinico. Nella Columbus le stanze sono colorate, ognuna in un colore diverso, e hanno mobili di legno, non di metallo; nell'ala della maternità ogni stanza ha un suo balconcino e una pergola. E qui tocca all'architetto ringraziare, a sua volta, il committente, le Suore Missionarie del Sacro Cuore. La leggendaria fondatrice dell'ordine, la Beata Cabrini, Mother Cabrini, fondatrice di ospedali a New York, ispirò a Ponti un libro che ebbe per titolo un suo motto, Ringrazio Iddio che le cose non vanno a modo mio, 1946.

A un altro ordine di suore, le Carmelitane Scalze, Ponti dovrà, nel '58, l'amato convento di Bonmoschetto, a San Remo.