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Primo Palazzo Montecatini, all'angolo tra Via della Moscova e Via Turati

1936 Milano
Edifici per uffici e società;
Opere realizzate;

Committente
Montecatini

..La storia della architettura moderna deve essere riconoscente in modo particolare agli industriali.. (primo commento di Pagano a quest'opera, 1939) Lo stile dell'industria qui è direttamente espresso dall'organismo architettonico: unitario nel modulo, avanzato nella tecnica edilizia, precursore negli impianti. La pianta ad H, suggerita dalla difficile area, esprime il funzionamento: uffici dei dirigenti nel corpo alto centrale, collegati agli uffici dei dipendenti nei due corpi laterali (una figurazione della gerarchia, che nella Pirelli non ci sarà) e serviti dal parcheggio nella corte frontale aperta. Il modulo su cui l'edificio si fonda (assi di m 4,20) nasce dalla distribuzione delle scrivanie (tutte metalliche, e di dimensioni costanti): consente l'elasticità distributiva interna, con tramezze mobili, e si rivela nel ritmo delle aperture sui fronti.  Per il giovane Ponti il primo Palazzo Montecatini è stato l'occasione speciale che ha messo a prova il suo cervello e il suo Studio forte di due ingegneri, con un caso di progettazione integrale ad alto livello tecnico e su grande scala. L'intensa e combattuta collaborazione fra il progettista e il committente Guido Donegani, fondatore e presidente della Montecatini ha fatto alzare il tiro ad entrambi, e l'edificio ha raggiunto, nonché l'efficienza, l'immagine, che divenne subito popolare a Milano, al suo primo apparire.

Ma l'immagine è data non dal solenne fronte arretrato, su una strada minore bensì dalla parete laterale continua, sulla via principale. Perfettamente liscia, con serramenti e cristalli a filo, questa impenetrabile parete appare senza spessore (è già, pontianamente, un foglio che riflette il cielo), e la ripetizione nelle aperture appare, significativamente, senza peso. Nel contatto con la vecchia facciata del vecchio Palazzo Montecatini, cui si allinea, questa parete aerea (piacque a Malaparte, piacque a Savinio) esprime il totale distacco delle due architetture. È una parete verde e argento, tutta in marmo e in alluminio, materiali Montecatini- e di quel marmo Gio Ponti dice ho fatto tagliare i massi controverso, e ho inventato un marmo nuovo e lo chiama il tempesta.

Il primo Palazzo Montecatini, edificio tendente all'esemplare, meritò di essere registrato in tutti i suoi dati, da quelli ideativi a quelli costruttivi (Casabella gli dedicò 130 pagine, nel '39). Tempi record nella costruzione: 23 mesi, dal novembre '36 al settembre '38. Impianti esemplari, dalla climatizzazione, rara a quei tempi in Italia, all'avanzato sistema degli ascensori e dei telefoni. Ponti volle non nascondere ma rendere visibili, e visitabili, le bellissime centrali degli impianti. Impiego sperimentale dell'alluminio e delle sue leghe (nei serramenti e nella copertura) e dei rivestimenti in mosaico di grès (facciate interne). Apparecchi e arredi tutti revisionati, con entusiasmo dai progettisti, o da loro appositamente disegnati (e destinati poi a entrare nella serie, come i sanitari Osva, disegnati da Ponti). L'incontro con la Montecatini fu anche, per Ponti, l'avvio di studi sulla prefabbricazione: vedi le scale pronte Montecatini (studiate da Libera, Ponti, Soncini, Vaccaro).

Quanto all'architettura del palazzo, Gio Ponti, anni dopo, esitava: questo edificio, che affida la propria immagine a una parete ritmicamente senza fine, e che dopo la guerra venne impunemente alzato di un piano, fino a che punto può dirsi architettura, se architettura è, come nella Pirelli, forma finita? E un edificio che ha dovuto subire le costrizioni dimensionali del terreno e del regolamento edilizio: L'edificio per uffici dovrebbe elevarsi su una pianta razionale indipendente... E' da preconizzare una urbanistica i cui regolamenti facilitino la costruzione di edifici indipendenti da fronti stradali: edifici unitari, razionali, orientati giustamente, senza deformazioni, e con tutta la loro possibile perfezione..Di questo edificio Ponti prediligeva due simboli: lo scorcio della parete laterale piana e leggera, e l'intreccio dei tubi colorati della centrale della posta pneumatica il mio Léger, dirà, per le colorate centrali degli impianti nella Pirelli. L'edificio è opera di Ponti con gli ingegneri Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (Studio Ponti Fornaroli Soncini), con la collaborazione dell'ingegner Pier Giulio Bosisio, direttore dei lavori.