Gio Ponti, Giuseppe Vaccaro, Enrico Del Debbio, archi­tetti, affiancati agli ingegneri Cesare Valle e Ignazio Gui­di nel progetto del piano di massima per Addis Abeba (appena conquistata), videro subito in questa capitale in­digena una città-giardino spontanea, da sviluppare come tale ...Tutta la città è un bosco fittissimo di alti eucalipti, con radure verdeggianti: anche la nuova città. L'entusiasmo era per questa bellezza naturale, per un di­segno urbanistico dettato dai torrenti incassati, fiancheg­giati da alberi, splendido paesaggio che dividevano natu­ralmente le zone indigena, italiana; per un sistema stra­dale che non sconvolgesse il tracciato spontaneo;e perfi­no per un uso di tecniche e materiali locali, leggeri, in co­struzioni isolate e basse -salvo due forti segni italiani nel nuovo centro, che doveva sovrapporsi al vecchio cen­tro imperiale: una Torre Littoria, e un grande ponte una campata di 120 metri sulla valle del Gamete. Di questo piano, non celebrativo, non si fece nulla.